Venerdì 8 febbraio esce il tanto nominato film negli ultimi tempi, CAOS CALMO, con Nanni Moretti, Isabella Ferrari, Alessandro Gassman e tanti altri.
fonte: http://www.primissima.it/pages/post.php?id_post=5215&cat=1
Un film originale e ‘diverso’, ma soprattutto un racconto, al tempo stesso esistenzialista e incredibilmente divertente, del tentativo di un uomo di affrontare il proprio dolore per l’improvvisa perdita della moglie facendo una scelta strana e – apparentemente - inspiegabile.
Una pellicola equilibrata e stilisticamente perfetta che rappresenta sicuramente una delle migliori produzioni del cinema italiano degli ultimi dieci anni. Una riflessione lacerante e leggera sull’essenza del dolore e sulla capacità di tornare alla vita, che diventa una vera e propria ‘sorpresa’ per la sua ambizione artistica e al tempo stesso per la sua presa emotiva sul piano narrativo e visivo.
Il film diretto da Antonello Grimaldi e prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci insieme a Raicinema, esercita un’elegante suggestione quasi ‘magnetica’ nei confronti dello spettatore. Al centro di una trama quasi corale un carismatico Nanni Moretti che interpreta il manager di una grande televisione satellitare preso in una sorta di loop fatto di uno spazio e di un tempo sempre uguali a confronto con il variopinto mondo che gli gira intorno e che, nonostante tutto, sembra restare spiazzato dalle sue scelte.
Tutto inizia in una mattina di sole al mare, quando Pietro Paladini e il suo avvenente fratello (uno straordinario Alessandro Gassman che offre la sua migliore interpretazione di sempre) salvano due donne in difficoltà durante una nuotata. Quando torna a casa, però, Pietro si trova davanti agli occhi una vera e propria tragedia con la moglie morte improvvisamente sul prato dopo essere stata colta da un malore e la figlia di dieci anni che lo abbraccia. Passato quel che resta delle vacanze e il funerale, l’uomo porta la figlia a scuola, ma anziché andare al lavoro dove sta avvenendo una fusione con una grande compagnia americana, decide, senza un motivo preciso, di restare davanti alla scuola della figlia per attenderla.
E’ così che quella piazzetta romana diventa l’epicentro emotivo prima ancora che fisico della sua esistenza. Una sorta di ‘non luogo’ dove, seduto su una panchina, un marito che ha perso improvvisamente la moglie e la madre di sua figlia si trova da solo a confrontarsi con la propria gelida inquietudine ed ad osservare il quieto e doloroso orizzonte degli eventi della propria esistenza. Una specie di ‘Purgatorio postmoderno’ in cui Pietro tenta di fermare la propria esistenza per fare chiarezza, senza un piano specifico e senza nessun progetto per il futuro che, evidentemente, è nel suo caso ancora meno che un’ipotesi. I giorni passano sempre uguali e anziché farsi prendere dal clamore di quello che accade al lavoro e tornare ad essere risucchiato in una confortevole esistenza, Paladini vive una quotidianità fatta di piccoli riti, saluti, incontri, in continua attesa di un eventuale crollo emotivo.
Ed è qui che Caos Calmo conquista senza riserve lo spettatore: nella creazione di questo piccolo ‘centro di gravità permanente’ in cui Paladini entra per caso e dove le persone vanno a cercarlo per parlargli e tentare di raggiungerlo. L’elemento più significativo e sicuramente emblematico è dato dal fatto che non sono gli altri a consolare o a rassicurare quest’uomo sulla panchina con tanto di giornali e telefonino, bensì lui stesso a trovarsi coinvolto suo malgrado in un tessuto umano ed emotivo di cui è più il ‘signore’ che la vittima. Oltre agli amici e colleghi, Paladini attira a sé anche i passanti e gli abitanti del circondario diventando non solo ‘un’abitudine’, ma – soprattutto – una persona ‘attesa’.
Ed è così che assistiamo al lento e tutt’altro che prevedibile ritorno alla vita. Il ‘caos calmo’ dell’esistenza di Paladini è una storia di sopravvivenza e – più che di rinascita – di viaggio interiore ed emotivo verso una nuova vita, forse, non agognata, né attesa, ma – sicuramente – necessaria.
In questo senso anche la tanto inutilmente citata scena di sesso tra Moretti e Isabella Ferrari va letta non tanto nella chiave di un eventuale spirito voyueuristico, bensì come climax emotivo di un uomo che sta tornando ad essere se stesso.
Una sequenza fortemente e giustamente erotica che senza evocare appetiti e pruriti appartenenti ad un altro tipo di cinema, segna il viaggio di ritorno fisco del protagonista in se stesso.
Un rito di passaggio necessario e semplice che racconta come, attraverso l’incontro con una donna, Pietro Paladini venga ricondotto ancora più fortemente dentro se stesso, alla persona che deve essere per tornare a vivere nel senso pieno della parola. Non si tratta di amore o di redenzione: non è questo ciò che offre un fugace incontro in una notte di Halloween, ma di pura sessualità in grado di scatenare meccanismi vitali forti e – comunque – di segnare il senso di un viaggio di ritorno in se stessi.
Non elegiaco e tutt’altro che rarefatto, Caos Calmo è un film in cui il dolore del protagonista e la sua razionalità sono temperate da un grande senso dell’umorismo. Dramma, malinconia e leggerezza si alternano in un gioco sofisticato ed elegante dove tutti sono in stato di grazia: dagli interpreti agli sceneggiatori, dal regista ai tecnici fino ad arrivare all’avvolgente ed essenziale colonna sonora scritta da Paolo Buonvino. Per non parlare, poi, del piccolo cameo di Roman Polanski che interpreta un personaggio chiave del film che intrattiene con Paladini un dialogo misterioso e fortemente evocativo del rispetto che l’uomo si è guadagnato attraverso la sua scelta insolita, decisamente in grado di spiazzare tutti.
Caos Calmo è un film importante, che segna piacevolmente un momento di grande maturità per il cinema italiano, moderno sotto ogni punto di vista e in grado di brillare per la sua intelligenza e lungimiranza grazie ad una pellicola insolita e sorprendente, sicuramente emblematica per quello che riguarda la forza e la capacità di raccontare degli autori di oggi.
fonte: http://www.primissima.it/pages/post.php?id_post=5215&cat=1
Un film originale e ‘diverso’, ma soprattutto un racconto, al tempo stesso esistenzialista e incredibilmente divertente, del tentativo di un uomo di affrontare il proprio dolore per l’improvvisa perdita della moglie facendo una scelta strana e – apparentemente - inspiegabile.
Una pellicola equilibrata e stilisticamente perfetta che rappresenta sicuramente una delle migliori produzioni del cinema italiano degli ultimi dieci anni. Una riflessione lacerante e leggera sull’essenza del dolore e sulla capacità di tornare alla vita, che diventa una vera e propria ‘sorpresa’ per la sua ambizione artistica e al tempo stesso per la sua presa emotiva sul piano narrativo e visivo.
Il film diretto da Antonello Grimaldi e prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci insieme a Raicinema, esercita un’elegante suggestione quasi ‘magnetica’ nei confronti dello spettatore. Al centro di una trama quasi corale un carismatico Nanni Moretti che interpreta il manager di una grande televisione satellitare preso in una sorta di loop fatto di uno spazio e di un tempo sempre uguali a confronto con il variopinto mondo che gli gira intorno e che, nonostante tutto, sembra restare spiazzato dalle sue scelte.
Tutto inizia in una mattina di sole al mare, quando Pietro Paladini e il suo avvenente fratello (uno straordinario Alessandro Gassman che offre la sua migliore interpretazione di sempre) salvano due donne in difficoltà durante una nuotata. Quando torna a casa, però, Pietro si trova davanti agli occhi una vera e propria tragedia con la moglie morte improvvisamente sul prato dopo essere stata colta da un malore e la figlia di dieci anni che lo abbraccia. Passato quel che resta delle vacanze e il funerale, l’uomo porta la figlia a scuola, ma anziché andare al lavoro dove sta avvenendo una fusione con una grande compagnia americana, decide, senza un motivo preciso, di restare davanti alla scuola della figlia per attenderla.
E’ così che quella piazzetta romana diventa l’epicentro emotivo prima ancora che fisico della sua esistenza. Una sorta di ‘non luogo’ dove, seduto su una panchina, un marito che ha perso improvvisamente la moglie e la madre di sua figlia si trova da solo a confrontarsi con la propria gelida inquietudine ed ad osservare il quieto e doloroso orizzonte degli eventi della propria esistenza. Una specie di ‘Purgatorio postmoderno’ in cui Pietro tenta di fermare la propria esistenza per fare chiarezza, senza un piano specifico e senza nessun progetto per il futuro che, evidentemente, è nel suo caso ancora meno che un’ipotesi. I giorni passano sempre uguali e anziché farsi prendere dal clamore di quello che accade al lavoro e tornare ad essere risucchiato in una confortevole esistenza, Paladini vive una quotidianità fatta di piccoli riti, saluti, incontri, in continua attesa di un eventuale crollo emotivo.
Ed è qui che Caos Calmo conquista senza riserve lo spettatore: nella creazione di questo piccolo ‘centro di gravità permanente’ in cui Paladini entra per caso e dove le persone vanno a cercarlo per parlargli e tentare di raggiungerlo. L’elemento più significativo e sicuramente emblematico è dato dal fatto che non sono gli altri a consolare o a rassicurare quest’uomo sulla panchina con tanto di giornali e telefonino, bensì lui stesso a trovarsi coinvolto suo malgrado in un tessuto umano ed emotivo di cui è più il ‘signore’ che la vittima. Oltre agli amici e colleghi, Paladini attira a sé anche i passanti e gli abitanti del circondario diventando non solo ‘un’abitudine’, ma – soprattutto – una persona ‘attesa’.
Ed è così che assistiamo al lento e tutt’altro che prevedibile ritorno alla vita. Il ‘caos calmo’ dell’esistenza di Paladini è una storia di sopravvivenza e – più che di rinascita – di viaggio interiore ed emotivo verso una nuova vita, forse, non agognata, né attesa, ma – sicuramente – necessaria.
In questo senso anche la tanto inutilmente citata scena di sesso tra Moretti e Isabella Ferrari va letta non tanto nella chiave di un eventuale spirito voyueuristico, bensì come climax emotivo di un uomo che sta tornando ad essere se stesso.
Una sequenza fortemente e giustamente erotica che senza evocare appetiti e pruriti appartenenti ad un altro tipo di cinema, segna il viaggio di ritorno fisco del protagonista in se stesso.
Un rito di passaggio necessario e semplice che racconta come, attraverso l’incontro con una donna, Pietro Paladini venga ricondotto ancora più fortemente dentro se stesso, alla persona che deve essere per tornare a vivere nel senso pieno della parola. Non si tratta di amore o di redenzione: non è questo ciò che offre un fugace incontro in una notte di Halloween, ma di pura sessualità in grado di scatenare meccanismi vitali forti e – comunque – di segnare il senso di un viaggio di ritorno in se stessi.
Non elegiaco e tutt’altro che rarefatto, Caos Calmo è un film in cui il dolore del protagonista e la sua razionalità sono temperate da un grande senso dell’umorismo. Dramma, malinconia e leggerezza si alternano in un gioco sofisticato ed elegante dove tutti sono in stato di grazia: dagli interpreti agli sceneggiatori, dal regista ai tecnici fino ad arrivare all’avvolgente ed essenziale colonna sonora scritta da Paolo Buonvino. Per non parlare, poi, del piccolo cameo di Roman Polanski che interpreta un personaggio chiave del film che intrattiene con Paladini un dialogo misterioso e fortemente evocativo del rispetto che l’uomo si è guadagnato attraverso la sua scelta insolita, decisamente in grado di spiazzare tutti.
Caos Calmo è un film importante, che segna piacevolmente un momento di grande maturità per il cinema italiano, moderno sotto ogni punto di vista e in grado di brillare per la sua intelligenza e lungimiranza grazie ad una pellicola insolita e sorprendente, sicuramente emblematica per quello che riguarda la forza e la capacità di raccontare degli autori di oggi.
Dom Ago 21 2016, 11:47 Da Annalisa
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» Le puntate inedite di Centovetrine in onda in Albania su Top Channel. Canale 335 sul satellite
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