Cronaca Vera

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Le lettere di Cronaca Vera
Cara cronica... 170 lettere mai pubblicate dal settimanale raccolte in un libro

Ventimila lettere l'anno: vale a dire duemila al mese, cinquecento la settimana. Tutte quelle che sono arrivate alla redazione di Cronaca Vera sono state catalogate e archiviate, «perché sia chiaro, qui rispondiamo a tutti» disse più di dieci anni fa Giuseppe Biselli a un giovane Edoardo Montolli, oggi curatore del libro Cara Cronica. 170 lettere per svelare l'Italia dimenticata (Aliberti editore).

«Iniziano tutte, chissà perché, nell'identica maniera: Cara cronica... Con il nome storpiato, che dà un po' l'idea del cronicario, o di una malattia inguaribile di cui non si può più fare a meno» spiega Montolli. Scritte alla rinfusa su ogni tipo di carta, con i tagliandi delle rubriche incollati (dottore mi dica, l'avvocato risponde, i misteri del sesso, lettere dalle carceri) sono di persone che chiedono aiuto per un delitto non ancora risolto, per togliere il malocchio, si parla di multe, liti condominiali, proteste perché i numeri del lotto non escono, annunci matrimoniali e aspiranti suicidi. «E se prima di suicidarmi non vedrò questa lettera pubblicata compreso il nome del santone e sua moglie, sul giornali di cronaca vera, vero a trovarvi. E ucidero il diretore di cronaca vera. E anche qualche collega di lavoro».

Sono zeppe di errori di ortografia e svarioni grammaticali ma ognuna racconta una storia. Scrive Montolli «Girandole tra le mani, mi accorsi infatti che avevano un preciso odore. [...] Era puzza. Puzza di vita, di rabbia e di sogni trasformati in discariche. Puzzavano di un viavai di eventi che avevan trasportato qualcuno alla follia. Puzzavano dell'isolamento in un carcere, della solitudine di chi, ormai vecchio, era stato abbandonato al proprio destino. Gente vittima di soprusi continui, massacrata dalla realtà».

Poi ci sono le lettere dei carcerati, per certi versi i veri dimenticati, che vogliono giustizia. In quasi quarant'anni ne sono arrivate tantissime: dagli assassini che chiedono rettifiche sull'arma usata per uccidere la moglie, al coupon (andato perso) con cui Pietro Pacciani ordinava un vibratore. In una Donato Bilancia risponde all'annuncio di una 38enne della sua zona in cerca di lavoro e si dice disposto a pagarla 500mila lire al mese perché gli vada a fare visita. «Quest'insolita richiesta è dovuta alla figura che i media hanno fatto voler credere, e che mi ha determinato un totale abbandono da parte di tutti».

Un vero e proprio tuffo nell'abisso, quello delle lettere arrivate a Cronaca Vera. «Fu allora che diedi una risposta a quel "perché", anche per chi mandava uno scarabocchio» scrive Montolli a un certo punto del suo certosino lavoro di raccolta e archiviazione. «Dimenticati dal resto del mondo, era quello il modo di attestare un solo fatto: l'esistere. Scrivo, dunque esisto, direbbe Cartesio se fosse qui. E la risposta, anche in forma privata, della redazione, costituiva il tirmbro, il nullaosta per continuare a sentirsi presenti: si certifica che per noi, almeno per noi, lei è vivo». (Libero News)

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