Vivere - anche lì c'era la cartella della nostra fantasia

GIUSTIZIA E' FATTA

Luca si sente solo. Come un carcerato in cella, passeggia nervosamente avanti e indietro per il tinello di casa. Decide di farsi un caffè, ma il barattolo che solitamente contiene la preziosa e gustosa polvere scura, è desolatamente vuoto. Opta per una fresca birra ma, una volta aperto il frigorifero, si accorge che non contiene nulla, solo un bricco di latte scaduto e una cipolla che ha fatto le radici, più lunghe, contorte e puzzolenti dei capelli della sua fidanzata. Sbatte la porta del frigo con violenza ed il cupo boato gli rammenta un rumore simile udito pochi mesi addietro, anche se più sibillante e secco. Il rumore di uno sparo.

Ed è proprio da quel rumore che le cose sono cambiate. La sua vita ha subito una svolta, ed il vice-ispettore Canale non ha ancora stabilito se il cambio sia stato a lui favorevole, come quando giocava in borsa.

Un crampo gli attanaglia lo stomaco, ma non è per la fame. E' una sensazione strana e spiacevole che gli riporta alla mente un avvenimento del passato, mai dimenticato e sempre latente in lui. La dolorosa sensazione e lo smarrimento per essere lasciato solo, quando era ancora ragazzo, provocati dalla morte di mamma Silvana, ritornano a galla come gli stronzi sull'acqua.
Gli sovviene di gridare: "Vincenzo fammi una tisana", ma si rende conto di essere ancora, e sempre più, solo.

Ora, al suo rientro, non trova più l'amico-padre che lo accoglie borbottando frasi sconnesse; che lo rimprovera per sciocchezze banali, come quando lasciava in giro per casa i boxer sporchi o, come succedeva spesso, per non aver messo in funzione lo sciacquone dopo aver fatto la cacca, peggiorato dal fatto di non aver spalancato la finestra del bagno per un auspicabile espurgo dell'aria inquinata...
Bei tempi, quelli, quando si litigavano il turno in bagno e quando, una volta Luca, con la vescica allo stremo, fece pipì nel lavandino di cucina... per poi dire a Vincenzo che era birra scaduta...

Che risate ricordando le malefatte di Panunzio, ma anche quanti ricordi tristi ha lasciato in loro il bel Costantini, l'evaso Renato, la smemorata Emilia, il tira-molla del sentimento odio-amore che univa Vincenzo ad Emilia.

Ed ecco che un rimorso lo assale: ma è giusto che per amore suo e della sua fidanzata Vincenzo se ne sia andato da casa? E tutto perché Carolina non può vederlo né sentir nominare il suo nome? E' giusto che per amore di una ragazzina viziata lui, che è un vice-ispettore, sacrifichi i suoi affetti più cari?
Ed allora ecco che gli tornano alla mente ricordi che credeva dimenticati, e che all'improvviso gli attanagliano il cuore. Ed in tutti questi ricordi Vincenzo gli è sempre stato accanto, come quel padre che non ha mai conosciuto da bambino, quel padre che quando si è rifatto vivo è stato solo per portare dispiaceri a lui ed a mamma Silvana.

Ed all'improvviso Vincenzo gli appare sotto la sua veste umana; non è più l'orso Yoghi come è stato battezzato dai satiri del Satyricon, ma un uomo con propri sentimenti, con proprie debolezze da mortale che cerca però di nascondere dietro una maschera burbera e brontolona, anche lui un uomo solo... E Luca intona la canzone "Uomini soli" dei Pooh.
Ma subito zittisce perché i vicini di casa gli stanno tamburando sul muro e urlandogli di smetterla... altrimenti chiamano la Polizia!

A questo punto Luca prende una decisione: l'amore di un vice-padre vale molto di più di quello di una isterica e paranoica fidanzata. Di padre ne esiste uno solo, e Luca ha avuto la fortuna di averne anche un vice. Non tutti hanno una seconda possibilità (padre) nella vita!

La decisione è presa, irremovibile.
Ora Luca non si sente più solo; i crampi allo stomaco sono spariti, dileguati come l'evasa Irene; si sente leggero e gli sembra quasi di sollevarsi da terra, di svolazzare in aria come... come una scoreggia che in quel momento esplode con tutta la sua fragranza e rumorosità.
Altre percussioni alla parete da parte dei vicini per il boato improvviso, ma Luca se ne sbatte...
Si veste e, per dare ufficialità alla sua decisione, si mette la divisa ancora insacchettata come quando gliela hanno consegnata.
Andrà dai suoi superiori e chiederà di rifare il test balistico sulla pallottola che ha ucciso Fabio, ma lui sa già il risultato: farà in modo che, anche se non è vero, la pallottola risulti la sua!

Giustizia è fatta!