davide maggio
Poi dicono che la libertà non abbia prezzo. Tutte balle. Chiedetelo a Michele Santoro, il giornalista col portafoglio d’oro e la faccia di bronzo. Proprio oggi, il conduttore è tornato a parlare del suo prossimo programma Comizi d’amore, divulgando su internet un video-appello intitolato “10 euro in tivvù“. Tanto vale la donazione che i telespettatori di buona volontà dovrebbero sottoscrivere per sostenere il nuovo progetto di tv indipendente, in onda dal prossimo 3 novembre su multipiattaforma. Capito? Prima di abbattere la censura conviene battere cassa. E allora fuori i soldi (in barba alla crisi): bastano un bonifico bancario, un versamento postale o un pagamento con carta di credito…
Per l’occasione Santoro ha presentato l’iniziativa “Servizio pubblico“, un’associazione che sosterrà – anche economicamente – la sua avventura televisiva. Nel video ‘promozionale’, il giornalista ha spiegato le ragioni del suo appello, dichiarando che senza l’appoggio dei telespettatori il suo programma sarebbe stato cancellato da molto tempo nella tv italiana. Poi ha polemizzato:
“Tutti coloro che potevano avere qualche dubbio sul fatto che io abbia lasciato la Rai, dopo quello che è successo a Serena Dandini e Roberto Saviano, possono capire che questi dubbi è meglio che se li facciano passare. La nostra Costituzione e anche la Carta europea dei diritti dicono chiaramente che un governo non deve avere interferenze nella libertà di espressione e invece questo governo ha fatto di tutto per impedirci di lavorare serenamente e liberamente in Rai. E abbiamo buone ragioni per ritenere che abbia fatto di tutto anche per impedirci di andare a lavorare a La7“
Insomma, quando sei “diversamente libero” te la fanno pagare. Ce l’hanno tutti, ma proprio tutti, con te. Nel giorno in cui batte cassa Michele Santoro torna a fare il martire e (forse esagerando col vittimismo) arriva a spararla grossa.
“Diciamo che oggi noi ci ritroviamo ad essere come il commerciante tunisino che va con il suo carrettino per vendere frutta e verdura e quando gli impediscono di vendere i suoi prodotti si dà fuoco. Soltanto che noi non ci daremo fuoco, sia ben chiaro, anche se stiamo andando in giro col nostro carrettino per vendere la nostra frutta, la nostra verdura su internet, su sky e sulle televisioni territoriali. Se qualcuno non ci vorrà impedire di farlo noi questa volta continueremo a tenere accese le nostre telecamere dovunque sarà possibile, anche, per esempio, in una piazza“
Uno stenta a crederci, ma è davvero così: nell’impeto oratorio, Santoro arriva addirittura a paragonare la sua legittima battaglia mediatica alla rivolta tunisina per la democrazia. Un accostamento molto forte, per alcuni tratti offensivo e privo di pudore. Come se la messa in onda di un programma televisivo equivalesse al sacrificio di chi è sceso in piazza e ha perso la vita in nome della (vera) libertà.
“Siamo di fronte a un crollo verticale di audience della tv generalista terrestre, gli spettatori cercano di difendersi e si muovono nell’offerta con maggiore libertà rispetto al passato“ ha poi analizzato il conduttore, proseuendo: ”il talk show mi è sempre stato stretto. Noi abbiamo storicamente sempre avuto una componente di narrazione molto forte rispetto ai talk show tradizionali e questo sarà il tratto distintivo del programma“.
Con 10 euro il sogno santoriano diventerà realtà. E pensare che noi eravamo rimasti al giorno in cui Michele chiedeva un solo euro per continuare a fare il Masaniello in tv. Ah, maledetta inflazione…
Poi dicono che la libertà non abbia prezzo. Tutte balle. Chiedetelo a Michele Santoro, il giornalista col portafoglio d’oro e la faccia di bronzo. Proprio oggi, il conduttore è tornato a parlare del suo prossimo programma Comizi d’amore, divulgando su internet un video-appello intitolato “10 euro in tivvù“. Tanto vale la donazione che i telespettatori di buona volontà dovrebbero sottoscrivere per sostenere il nuovo progetto di tv indipendente, in onda dal prossimo 3 novembre su multipiattaforma. Capito? Prima di abbattere la censura conviene battere cassa. E allora fuori i soldi (in barba alla crisi): bastano un bonifico bancario, un versamento postale o un pagamento con carta di credito…
Per l’occasione Santoro ha presentato l’iniziativa “Servizio pubblico“, un’associazione che sosterrà – anche economicamente – la sua avventura televisiva. Nel video ‘promozionale’, il giornalista ha spiegato le ragioni del suo appello, dichiarando che senza l’appoggio dei telespettatori il suo programma sarebbe stato cancellato da molto tempo nella tv italiana. Poi ha polemizzato:
“Tutti coloro che potevano avere qualche dubbio sul fatto che io abbia lasciato la Rai, dopo quello che è successo a Serena Dandini e Roberto Saviano, possono capire che questi dubbi è meglio che se li facciano passare. La nostra Costituzione e anche la Carta europea dei diritti dicono chiaramente che un governo non deve avere interferenze nella libertà di espressione e invece questo governo ha fatto di tutto per impedirci di lavorare serenamente e liberamente in Rai. E abbiamo buone ragioni per ritenere che abbia fatto di tutto anche per impedirci di andare a lavorare a La7“
Insomma, quando sei “diversamente libero” te la fanno pagare. Ce l’hanno tutti, ma proprio tutti, con te. Nel giorno in cui batte cassa Michele Santoro torna a fare il martire e (forse esagerando col vittimismo) arriva a spararla grossa.
“Diciamo che oggi noi ci ritroviamo ad essere come il commerciante tunisino che va con il suo carrettino per vendere frutta e verdura e quando gli impediscono di vendere i suoi prodotti si dà fuoco. Soltanto che noi non ci daremo fuoco, sia ben chiaro, anche se stiamo andando in giro col nostro carrettino per vendere la nostra frutta, la nostra verdura su internet, su sky e sulle televisioni territoriali. Se qualcuno non ci vorrà impedire di farlo noi questa volta continueremo a tenere accese le nostre telecamere dovunque sarà possibile, anche, per esempio, in una piazza“
Uno stenta a crederci, ma è davvero così: nell’impeto oratorio, Santoro arriva addirittura a paragonare la sua legittima battaglia mediatica alla rivolta tunisina per la democrazia. Un accostamento molto forte, per alcuni tratti offensivo e privo di pudore. Come se la messa in onda di un programma televisivo equivalesse al sacrificio di chi è sceso in piazza e ha perso la vita in nome della (vera) libertà.
“Siamo di fronte a un crollo verticale di audience della tv generalista terrestre, gli spettatori cercano di difendersi e si muovono nell’offerta con maggiore libertà rispetto al passato“ ha poi analizzato il conduttore, proseuendo: ”il talk show mi è sempre stato stretto. Noi abbiamo storicamente sempre avuto una componente di narrazione molto forte rispetto ai talk show tradizionali e questo sarà il tratto distintivo del programma“.
Con 10 euro il sogno santoriano diventerà realtà. E pensare che noi eravamo rimasti al giorno in cui Michele chiedeva un solo euro per continuare a fare il Masaniello in tv. Ah, maledetta inflazione…
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